Ogni tanto bisogna tornare nel bosco, lasciare la pianura e le città, inquinate di polveri e pensieri, imboccare un sentiero e camminare per ore.
Non tutte le vie sono difficili, alcune sono passeggiate da fare lentamente, senza fretta di arrivare, attenti solo ad ammirare il paesaggio, i riflessi color smeraldo delle acque, le opere d’arte della natura e dell’essere umano, che nel bosco abitava.
A pochi chilometri dall’operosa pianura, tra i monti del Friuli, c’è una valle che accoglie in ogni stagione. Nella Val Tramontina ci sono altri mondi che paiono così lontani, borgate un tempo ricche e fiorenti, vecchie pietre e tetti ormai scomparsi che raccontano la storia di una volta, fatta di gesti lenti ed accorti.
Nel bosco della Val Tramontina, tra smeraldi e vecchi borghi
La Val Tramontina è una delle tante valli delle Prealpi Carniche del Friuli Occidentale, luoghi ancora adesso lontani dal turismo di massa, fatti di montagne aspre e selvagge, piccoli borghi che paiono fuori dal mondo, che si animano, come un tempo, in tarda primavera fino all’inizio dell’autunno. Per decenni sono stati spazi per pochi viaggiatori che qui venivano, e vengono tuttora, per cercare qualcosa di diverso rispetto le montagne del vicino Veneto e Trentino-Alto Adige. Qui non troverai impianti di risalita, jeep che ti portano sulle vette, rifugi ogni pochi chilometri, quel mondo del turismo invernale ed estivo che invece invade le cime più famose. Qui troverai vasti silenzi, aria e boschi da respirare, acque fredde e pure, la semplicità del vivere e quella quiete che è forse la risorsa più importante per noi uomini e donne del XXI secolo.
Certo, non tutto e non sempre, è così immacolato e incontaminato. L’esplosione del turismo di prossimità negli ultimi anni, in particolare grazie alla pandemia da Covid, ha trasformato alcuni angoli di queste valli, riempiendole di turisti giornalieri, di fine settimana estivi caotici e rumorosi. Ma come sempre, anche negli ambienti più invasi dal turismo veloce e frenetico, puoi ricavarti angoli e momenti di pace. Basta fare attenzione, scegliere i tempi giusti, evitare i picchi stagionali, per ritrovare la quieta bellezza di un luogo come la Val Tramontina.
Tutti ormai conoscono le famose
Pozze Smeraldine della Val Tramontina, specchi di un verde intenso che risalta tra le rocce bianche e calcaree scavate nei secoli dal fiume Meduna. Luogo di
balneazione selvaggia per gli abitanti del luogo, sono divenute un’attrazione che richiama
migliaia di turisti dal Friuli e anche dal Veneto.
Innegabile il loro fascino, un paesaggio che stupisce in ogni stagione, che in estate si riempie
come una spiaggia del litorale adriatico. Ma se verra qui
fuori stagione, questa bellezza sarà silenziosa, le acque immobili, le insenature e le pietre cosparse solo di piante tenaci,
un paradiso solo per chi sa apprezzare l’armonia della natura e la sua
infinita creatività.
Per te resteranno gli abeti che si specchiano nelle
acque cangianti, il sole che piano piano si alza ed inizia ad illuminare la valle della Meduna, i massi bianchi scolpiti dalle piene e dalle stagioni, quella
bellezza selvaggia che è il tesoro del Friuli-Venezia Giulia, regione ancora così
poco conosciuta e valorizzata. Basta lasciare il piccolo borgo di
Tramonti di Sopra e seguire delle facili indicazioni, un dislivello poco impegnativo ti condurrà in un sentiero che si addentra dentro il
Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, l’ente che tutela una buona parte delle valli del Friuli occidentale, incluse le vere e proprie Dolomiti Friulane, altro tesoro sconosciuto ai più, alle quali ho dedicato
il mio primo libro.
Cultura e Natura in Val Tramontina
una simbiosi da riscoprire, per l’essere umano di oggi e di domani
Questo è anche il territorio dove esiste
un’esperienza di turismo culturale ed esperienziale innovativa, quella dell’
Ecomuseo Lis Aganis, un approccio ai paesaggi e le loro tradizioni basato su racconti, laboratori ed escursioni mirate a
riscoprire le radici delle nostre terre. Perché molto spesso le tracce della storia sono
poco visibili, nascoste, dimenticate, cancellate da un tumultuoso progresso che ha portato gli esseri umani ad
abbandonare le montagne e le valli, i piccoli borghi, in favore della pianura industrializzata e delle sue città. Allora bisogna
ritornare nel bosco, percorrerne i sentieri, affidarsi ad una guida esperta che sa
raccontare e dipanare il filo invisibile che lega leggende, tecniche artigianali o agricole, piante, animali, uomini e donne.
In spazi e tempi come la Val Tramontina si può intuire questo legame, questa sinergia di idee, desideri, natura e culture umane, che dovevano vivere assieme, senza ricorrere alle tecnologie sbrigative moderne, basate su risorse non disponibili in loco (petrolio, cemento, metalli, medicinali di sintesi, ecc.), ma che dovevano fare con quello che c’era: le pietre del fiume, gli alberi del bosco, le piante spontanee e medicinali dei prati, il mutare delle stagioni, i sentieri ricavati e mantenuti con fatica, le storie da raccontare la sera davanti al fuoco o sotto le stelle d’estate.
Ed io così mi inoltro nella valle che dal paese di Tramonti di Sopra, passando per le Pozze Smeraldine, si spinge dentro, verso una delle 100 borgate censite nella Val Tramontina. Accompagnato da Lisetta, una guida del Parco delle Dolomiti Friulane, seguo le tracce della vita che fu, fino a pochi decenni fa, quando la valle era abitata da migliaia di persone. Godendo dei privilegi fiscali concessi dalla Repubblica di Venezia, nel XVII e XVIII secolo, la valle era prosperata, non solo grazie all’allevamento degli ovini o all’artigianato, i cui frutti venivano scambiati con la pianura, ma anche per mezzo di floridi commerci che da qui portavano lontano. Lana cotta esportata a Venezia, insieme ai saporiti formaggi di pecora, apprezzati dalla Serenissima, ma anche cappelli di paglia, con cui i mercanti valtramontini si spingevano fino ai Paesi Bassi.
Questa ricchezza si è accumulata nei secoli, fino alla decadenza successiva all’annessione al Regno d’Italia e alla crisi seguita alla Prima Guerre Mondiale, in borgate con strutture solide, a volte ricercate e abbellite da maestranze abili e raffinate. Paesi veri e propri che ospitavano decine di persone, dotati di scuola, fornaci per la calce, mulini e anche chiese.
Tra i tanti borghi abbandonati, la mia destinazione è Frassaneit, lungo il sentiero CAI numero 393, a due ore di cammino da Tramonti di Sopra con un’andatura lenta e senza particolari dislivelli. Una passeggiata fattibile anche per chi non è allenato e ideale in tutte le stagioni.
Un cartello annuncia la borgata e presto mi trovo a passare tra case fantasma, senza più il tetto o la porta, sfiorando alberi che sono cresciuti in seguito all’abbandono. Le pietre raccontano la loro storia, viva fino al secondo dopo guerra, spingono chi è curioso a decifrare i segni e le possibilità, a cercare qualcosa che è rimasto. E come spesso accade, quello che è rimasto è la tradizione culinaria, la saggezza popolare di un tempo che sapeva ricavare il meglio da ciò che la natura offriva, sapeva conservarlo per i periodi “di magra” e sapeva creare decine di varietà con quel poco che aveva.
Frassaneit è così “il paese originario della pitina”, un salume a base di carne locale (un tempo quasi solo selvaggina), insaporito dall’affumicatura e a volte da spezie del territorio, che ha attraversato i secoli, finendo ora sui tavoli di ristoranti prestigiosi, in seguito alla
riscoperta e valorizzazione avvenuta qualche anno fa, che ha reso la pitina
un presidio Slow Food. Ovviamente, come per tutti i
prodotti della tradizione, diversi paesi e vallate del Friuli occidentale si contendono l’origine di questo salume, ma in fondo,
tutte le storie, le leggende e i miti, vantano
infinite variazioni e origini, come infinita e multiforme è
la natura delle cose e degli uomini a cui si ispirano e da cui sono ispirate.
A me non resta che ascoltare Lisetta, osservare le mura rimaste, osservare il bosco ritornare padrone di questi luoghi. Passo in parte e torno verso Tramonti di Sopra, ricordandomi di respirare i benefici di questo bosco, sorpreso dal sole di gennaio che riesce a superare i crinali e donarmi la sua luce. In silenzio cammino nella valle, sfiorando le sue storie e sculture di ghiaccio, rigenerato dal freddo e dalla quiete.
Una giornata di inizio inverno è diventata l’occasione per conoscere un po’ di più i luoghi dietro casa, spazi e tempi in cui gli esseri umani convivevano con la fatica, le difficoltà di un mondo pre-industriale, con una libertà che era frutto della necessità di adattarsi al territorio, con scelte a volte estreme che hanno molto da raccontare a chi cerca un significato più ampio, una visione ecologica, che non è solo un trekking ma un rapporto profondo con lo spirito dei luoghi, la voglia di benessere, il rispetto di ciò che abbiamo avuto la fortuna di poter ereditare.
Informazioni per visitare Frassaneit e la Val Tramontina
La Val Tramontina è facilmente accessibile dalla pianura friulana. Tramonti di Sopra rientra all’interno del Parco Naturale Dolomiti Friulane e dell’area in cui opera l’Ecomuseo Lis Aganis i quali organizzano diverse attività lungo tutto il corso dell’anno. L’escursione a Frassaneit è una di queste, un’esperienza adatta anche alle famiglie, da poter fare in ogni stagione.
Il paese abbandonato è facilmente visitabile, perché i dislivelli non sono così impegnativi e il sentiero CAI è ben segnalato. Nel cammino non ci sono punti di ristoro ma tornando verso Tramonti di Sopra o dirigendoti verso Tramonti di Sotto potrai trovare alcuni ristoranti che servono prodotti locali, il formaggio salato e ovviamente la pitina.
Dove dormire e mangiare in Val Tramontina? Da poco è attivo un portale in cui sono inserite tutte le attività alberghiera e gastronomiche dalla valle.
Non ti resta che organizzare la tua gita o la tua vacanza, ricordandoti che la valle sa raccontarsi in tutte le stagioni.
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