Il senso del viaggio è andare in luoghi che possono aiutarci nel nostro sviluppo interiore. Il viaggio esteriore dovrebbe assisterci in quello interiore

Alain de Botton

 

Ritorno davanti al “grande schermo”, quello del pc, con qualcosa che scrissi mesi fa, in inverno, sull’importanza di viaggiare, sulla necessità di un nuovo turismo.

Gli alberi spogli ed il terreno umido quasi senza erba, il cielo velato di nuvole e pigrizia, le macchine che passano e ripassano, per il resto, sembra non accadere nulla, si compra e si vende, si vive come sempre. Eppure una sensazione cresce lentamente e si fa strada verso le parole, chiedendo qualcosa di più, qualcosa di meglio. La routine, la colazione in silenzio, la finestra che si apre e tutti quei piccoli gesti ripetuti rassicurano ma non soddisfano.

Bisogna lasciare questo mondo per trovarne un altro, dove il sangue torna a circolare, accendendo la curiosità, dove un turbinio di sensazioni scaraventa lontano i pensieri ricorrenti e nuove idee germogliano. Bisogna viaggiare!

Che sia un film di Hollywood o il romanzo appoggiato sul comodino, la storia è sempre quella, un essere umano che lascia le sue certezze e si imbarca in un viaggio da cui tornerà diverso: migliaia di volti e di possibili trame ma in fondo lo stesso bisogno di lasciare un luogo o un emozione che costringe per respirare la pienezza della vita.

Forse è questo il segreto del turismo, ripercorrere in piccolo e con tutta la sicurezza del mondo moderno il solito viaggio che noi umani percorriamo da sempre, in sogno o appena ci svegliamo.

Luca Vivan, travel blogger, turismo consapevole, viaggio, Dardago, Pordenone

Esplorazioni dietro casa. Lasciarmi sorprendere dalla danza della Natura

Il viaggio verso mete lontane o anche dietro l’angolo è una chiamata all’avventura che ci porta via dalle sveglie, dal solito caffé, dai soliti volti che incrociamo in cucina e poi per strada o al lavoro. Ha le sue sfide, le sue prove, i suoi alleati o i suoi nemici e poi, quand’è concluso, si torna a casa con un graal fatto di ricordi o di piccoli oggetti. Il grande viaggio è quello da cui torniamo diversi, cresciuti.

Un bravo narratore sa tutto questo per istinto, perché in fondo la storia è sempre quella e fa parte della nostra vita, dove forse non ci sono Troll o Draghi ma sicuramente molte lotte, molte sfide, che servono a porci di fronte ai nostri lati “oscuri”, al nostro egosimo, non per una qualche cattiveria del destino ma per una forma di saggezza intrinseca alla vita, il cui scopo è l’evoluzione.

Il turismo lo sa tutto questo? I viaggi di oggi sono delicati e quasi senza rischi come un pasticcino mangiato con parsimonia in una pâtisserie francese ma la fame dell’uomo è enorme, perché da bambino qual’è deve crescere e diventare adulto. Un turismo nuovo o diverso non può solo far vivere dei luoghi ma deve permettere esperienze che trasformano, che mettano in gioco il viaggiatore, che lo facciano tornare a casa con dei buoni propositi e anche dei buoni dubbi. Ho l’impressione che il turismo del futuro prossimo, il turismo di un mondo in grande cambiamento (o crisi, come la volete chiamare) non sarà una passeggiata ma un viaggio di piccoli eroi che cercano risposte e non solo selfie.

Un video del settimanale Internazionale, per espandere il senso delle mie parole.