Il Friuli è piccolo e intenso, ogni curva che sale o che scende può nascondere un nuovo paesaggio, una nuova storia, magari antica di milioni di anni.
E mentre l’estate anticipata riveste di caldo e di verde le montagne dietro casa, il cielo si specchia in un lago, che una volta non c’era.
Con una guida del Parco Naturale Dolomiti Friulane ho percorso un nuovo sentiero, che non conoscevo, una facile passeggiata adatta a tutti che mi ha portato in alto, per contemplare le acque smeraldo del Cellina, che nella pazienza dei secoli hanno creato una valle e un canyon unico in Italia.
Terra, roccia, acqua e cielo si mescolano, si intrecciano alle vite degli umani che scavano, trasformano o semplicemente ammirano.

Il sentiero del Dint e il lago di Barcis

Dopo aver lasciato la pianura e attraversato qualche galleria, si raggiunge il Ponte Antoi, uno sbarramento sul lago di Barcis. Lasciato sulla sinistra l’omonimo ristorante, un luogo comodo ed economico dove mangiare a Barcis, si intravedono subito le indicazioni per il sentiero del Dint, con il simbolo della Riserva Naturale Forra del Cellina, un merlo acquaiolo sopra un sasso bagnato dalle acque colorate dell’omonimo torrente.
Antonio, la guida del Parco è un geologo, la camminata nel bosco di faggi si colora quindi della storia antica di queste terre, un geosito unico in Italia. La spinta delle zolle tettoniche, l’erosione delle acque, hanno creato infatti una forra, il nome italiano per la parola inglese “canyon”, che attira esperti e visitatori da numerosi anni. Lì accanto scivola la vecchia strada della Valcellina, tratto di unione tra la pianura friulana e le montagne, una volta praticamente isolate.
Il sentiero è semplice, adatto a tutti, sale lentamente e senza sforzo permette di arrivare subito ad un belvedere dove si può ammirare dall’alto il lago artificiale, creato per fornire energia idroelettrica alla pianura. Specchio d’acqua che attira molti turisti friulani in estate e non solo, sempre più frequentato con il crescere del turismo di prossimità, è un ambiente delicato e come ogni opera dell’uomo destinato a trasformarsi e forse un giorno non tanto lontano a tornare letto del fiume.
vecchia strada della valcellina, sentiero del Dint, vista sul lago di Barcis
Continuiamo a camminare nel bosco, senza sforzo, godendo dei refoli d’aria che mitigano il calore, mentre Antonio legge il paesaggio attorno a noi, spesso invisibile agli occhi di chi non è esperto. Tra gli alberi, quasi nascosti, appaiono inghiottitoi e doline, elementi naturali proprio del carsismo, un fenomeno che prende il nome da un’altra zona della nostra regione, il Carso, ma che è diffuso in molte parti del mondo, laddove ci sono delle rocce calcaree, facilmente modellabili dalle acque.
Per questo attraversare questi luoghi in compagnia di una guida permette di ampliare lo sguardo, di accorgersi della diversità e ricchezza di ambienti che ad un occhio distratto paiono tutti uguali. Invece ogni passo è un piccolo passaggio, un piede in una storia antichissima che si evolve in continuazione e che ci permette di apprezzare di più quello che stiamo vivendo.

La vecchia strada della Valcellina

La parte più affascinante, che a tratti lascia senza parole, è quando si scende dal bosco e si incontra il canyon, la roccia aperta, tagliata in verticale. Sembra una ferita della terra ma invece è frutto dell’opera penetrante, costante e caparbia del torrente Cellina, che lavora il calcare, lo scalfisce e lo modella come un abile scultore.
forra del Cellina
 
La vecchia strada della Valcellina mi ricorda le gite dell’infanzia, i grandi massi bianchi sospesi sopra una macchina piccola piccola, come si usava a quei tempi, e dal lato del finestrino io che ammiravo il fiume verde smeraldo che scorreva luminoso nell’abisso.
Un mondo fragile questo, una strada in cui l’essere umano deve fare un patto continuo con la Natura, con le stagioni, con l’erosione delle acque, con il mutare incessante degli elementi, che trasformano il paesaggio, magnifico proprio perché improvviso e imprevedibile, come dei fiori che sbocciano tra le rocce.
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Sospesi nel vuoto, attraversando il ponte tibetano di Barcis

Antonio ci conduce verso la fine del percorso. E come in ogni conclusione, c’è una prova da superare: camminare sospesi sul canyon. Il ponte tibetano di Barcis è un’esperienza che ho già vissuto qualche anno prima ma che è sempre un piacere ripercorrere, non tanto per la difficoltà, o per delle scariche di adrenalina, ma per la possibilità di fissare la forra, di guardarla “negli occhi” smeraldo, di contemplare queste acque colorate come se stessi fissando gli occhi di uno spirito delle acque.
canyon Friuli
La vecchia strada della Valcellina è al mio lato, davanti a me un ponte tibetano, una struttura di acciaio, esile creazione dell’essere umano tra le rocce calcaree, e sotto il torrente con i suoi colori vivi, come fosse un serpente tropicale che scivola sinuoso nella montagna. Noi umani, piccoli e in fondo insicuri, avanziamo a piccoli passi, sospesi, tra un pizzico di timore e lo stupore di camminare sopra un abisso, mentre lasciamo che la bellezza ci riempia e per un attimo ci liberi.
C’è chi attraversa il ponte una seconda volta, chi contempla le acque, chi si gode il fresco della forra. Ed è già tempo di tornare, di percorrere le ultime gallerie, di dare un’occhiata ancora alle rocce, alle acque, agli alberi caparbi che le rivestono e che donano un altro tocco di verde a questo ambiente prezioso e ancora poco conosciuto. I contrasti di ombra creata dai manufatti umani danno ancora più luce alla natura che nella Forra del Cellina sembra essersi sbizzarrita nel creare, distruggere, trasformare, scavare, levigare.
Tutto scorre, come diceva il filosofo greco Eraclito, e non ci si può mai bagnare nello stesso fiume. Ogni volta, ogni esperienza, sarà differente.
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Informazioni per visitare il sentiero del Dint, la vecchia strada della Valcellina e altri luoghi del Friuli occidentale

Il sentiero del Dint è percorribile in ogni stagione e come ho già detto, è adatto anche a persone non allenate. Il consiglio, come sempre in montagna, è di seguire il sentiero tracciato per evitare l’incontro con gli inghiottitoi carsici che in inverno possono essere nascosti dalle foglie secche o dalla neve.

La vecchia strada della Valcellina è percorribile a piedi, in bicicletta o con un apposito trenino, nella stagione estiva, normalmente da fine maggio a fine settembre.

Il Parco Naturale Dolomiti Friulane organizza lungo tutto il corso dell’anno uscite tematiche nella zona di Barcis e nei comuni di pertinenza del Parco. Il calendario è consultabile nel sito.

Oltre al Parco, consiglio anche le uscite organizzate dall’Ecomuseo delle Dolomiti Friulane – Lis Aganis, il cui calendario prevede passeggiate, laboratori ed eventi culturali, adatti a tutte le fasce di età.