C’è un mare vicino, che si infiamma all’alba e prima che il sole cada alle sue spalle, si fa del colore del mercurio, liquido e mutevole, un miraggio salato che pare così calmo da poterci naufragare. I suoi abitanti dell’est non chiamano questo momento “tramonto”, scendere tra i monti, ma calare nel mare.

C’è una spiaggia famosa, che nasconde però un’insolita Bibione, che esce dalle cartoline, si allontana dal chiasso dell’alta stagione e dei fine settimana, un mare intimo in cui può scendere il sole e il rumore del mondo, per diventare approdo del viaggiatore che sa perdersi nelle piccole bellezze.

L’infanzia è la stagione della meraviglia, del bello che non ha bisogno di essere raccontato, se non la sera con la saggezza di una fiaba. Prima che il grigio dell’esperienza crei separazioni, giudizi e polemiche, un castello di sabbia è una fortezza impenetrabile, che solo le onde del mare possono abbattere. La mia infanzia ha il colore caldo dell’estate al mare, degli ombrelloni le cui frange svolazzano nella brezza del mattino, della sabbia che è un piccolo deserto per la fantasia di un bambino.

Insolita Bibione quella degli anni ’80 quando le vacanze erano infinite, da giugno a settembre, quando la pelle diventava scura come quella di abitanti lontani e i capelli crespi di sale, quando tutto appariva senza pensieri. La memoria regala a volte porti in cui indugiare ma non ho bisogno del passato, perché il presente si riempie presto di pinete, di camminate, di onde di benessere gratuito ma per questo non meno prezioso.

Dopo anni di viaggi in Italia e nel mondo, dopo essere cresciuto così tanto da aver perso l’ingenuità del bambino e aver snobbato questo litorale troppo affollato e costruito, sono tornato laddove ero partito, al mare che sono sicuro ha instillato in me quel famoso “desiderio del mare vasto e infinito” di cui parlava l’autore de Il Piccolo Principe.

Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, preparare gli attrezzi, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito

All’alba verso l’orizzonte

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Svegliarsi presto è una benedizione. I primi passi fuori dalla porta di casa incontrano il silenzio del regno degli uomini e allo stesso tempo il suono degli uccelli, la luce indistinta ma potente che delinea contorni, la possibilità di non pensare a niente, di godersi tutto prima che inizi.

Da quando sono tornato qui mi è subito apparsa un’insolita Bibione, in cui la spiaggia deserta del mattino è accarezzata dalle onde, mentre i passi dapprima incerti si fanno più sostenuti in direzione di pinete che si aprono sul mare che si colora d’oro.

Il corpo si sveglia e la mente s’acquieta, respirando l’aria benefica del mare. Muoversi fa bene ma qui, a contatto con il vento salato, con la vista non più racchiusa davanti ad uno schermo ma aperta sull’orizzonte, avvolto dal profumo delle tamerici o dei pini, l’esercizio fisico diventa una disciplina dello spirito, un momento semplice ma essenziale per tornare a vedere tutto in una prospettiva migliore.

La lunga camminata che parte da Lido dei Pini e arriva fino al Faro, forse trenta minuti a passo svelto, sono l’esempio della medicina naturale che ci offre il mare, in ogni stagione, ancora meglio quando siamo da soli con noi stessi. Qui puoi sperimentare quell’effetto chiamato Blue Mind, in cui il corpo e la mente riconoscono la presenza di un elemento vitale, l’acqua e se ne nutrono per lasciar cadere tensioni, per cercare un equilibrio sempre messo a dura prova.

Non serve essere allenati, non serve misurare il tempo o i passi, basta lasciarsi andare ad una bellezza accessibile.

Mentre il sole si alza, può capitare di vedere dei profili lontani, i monti del Carso e dell’Istria, che ti ricordano dove sei. Questi profili a volte nitidissimi ti offrono le coordinate e il senso di essere veramente da qualche parte, non in una località uguale a tante altre nel mondo, solo spiaggia, pizzerie e ombrelloni, ma nel Golfo di Venezia, specchio di mare tra il Delta del Po e la Croazia, pezzo di geografia simbolica, tesoro di biodiversità naturale e culturale.

Insolita Bibione, oltre la spiaggia

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Oltre la spiaggia si apre timido un mondo sospeso, di terre sottratte alle lagune che un tempo arrivavano fino a Portogruaro, a diverse chilometri da qua. Territori incerti, sostenuti da idrovore e bonifiche, dal lavoro nei campi e da una bellezza discreta che per molti anni non attirava nessuno.

Col tempo ci si è accorti che il turista è cambiato, per fortuna, e che per stare bene non ha bisogno solo di sdraiarsi ore sotto il sole, ma vuole esplorare, scivolando lungo piccole strade senza nome, affianco ad un nulla apparente, pieno di stimoli naturali.

Io stesso ho scoperto questa insolita Bibione che per decenni è stata solo un contorno inconsapevole della spiaggia. Una primavera di pochi anni fa l’ho percorsa in lunga e in largo, godendo di una quiete e di un piacere che superava di gran lunga i pomeriggi passati a stare fermo sotto l’ombrellone.

Ho accolto l’ombra dei pini marittimi nelle vecchie strade di campagna, ho visto gli aironi prendere il volo accanto ai canali salmastri, ho camminato lentamente sugli argini che dividono le terre dell’uomo da quelle delle lagune, scoprendo la possibilità di piccoli viaggi fino alla spiaggia selvaggia della Brussa o ancora più in là, fino all’antico borgo di pescatori di Caorle, in un vuoto di attrazioni, di luci e di rumori che mi ha riempito per giorni.

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Le impressioni, i colori, i suoni e le sensazioni di questo mondo per me nuovo sono state raccolte in testi ed immagini come sentieri nella natura, differenti possibilità di scoprire un’insolita Bibione, isola di sabbia, terra, mare e laguna, appartenenti ad un golfo antico, contenitore di bellezze e di storie infinite, che attendono te, viaggiatore consapevole di ciò che serve.