Ci sono alcune buone regole, come scrivere a mente fredda, dopo aver digerito e assimilato, con l’obiettivo di un target e tutte quelle cose che ruotano attorno ai motori di ricerca e ai social media. Sono appena tornato dalla Tunisia, dove le strette regole, i fili grossi come catene che qui chiamiamo normalità sono più labili e svaniscono spesso in strette di mano o in una buona contrattazione.

Non aspettarti un’analisi attenta e dettagliata perché la mente è ancora calda, un rincorrersi di immagini, di profumi, di visi e di piccoli souvenir ancora impacchettati, mentre il cuore pompa veloce il sangue e non sente del tutto la stanchezza, forse perché è felice.

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Il mare delle emozioni, grazie alla facilitatrice grafica Boróka Bálint

Dentro queste sensazioni alla rinfusa ci sono i miei compagni di viaggio e le emozioni che ti tengono sveglio anche quando sarebbe meglio riposare, eppure c’è quella fame che vuole assaggiare tutto: paesaggi, conoscenze, lingue straniere e infinite gratitudini.

Era da più di 5 anni che non uscivo dall’Europa e quando mi si è presentata l’occasione, seppur agitato dalla paura delle scelte di pancia, dalle voci dell’abitudine che campavano scuse per non andare, ho capito nel profondo che andare in Tunisia era quello che volevo, era quello che mi serviva.

Non aspettarti un elogio senza se e senza ma, lì ci sono migliaia di sacchetti di plastica che volano sui campi e tra le case, il senso di incompiuto nelle vie, il caos del Sud, ma sai cosa: se devi venire in Magheb per giudicare con i tuoi occhi europei, ti perderai il mondo che sta dietro il suo sistematico casino, non vedrai i suoi fiori e la sua luce.

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Passeggiando verso il porto di Kelibia, non lontano dalla Sicilia

Io sono venuto qui, a poche miglia dalla costa della Sicilia, per un corso di formazione, parte dei progetti che l’Unione Europea sta sviluppando con i partner delle altre sponde del Mediterraneo: Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Israele e Libano. Sono venuto per imparare qualcosa sul personal branding da poter trasmettere a mia volta e mi sono piacevolmente perso tra i vicoli di un grande suk, fatto di persone di altri 5 paesi, del blu del Mediterraneo al mattino presto, di bougainville arrampicate su muri bianchi e corrosi dalla salsedine, del canto del muezzin la sera prima che facesse buio, di voglia di vivere appieno senza tutti i giudizi e le barriere che indosso ogni giorno qui in Italia.

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Il suk di Nabeul, prima del canto del muezzin

Oggi non troverai informazioni utili o storie avvincenti ma solo l’eco del mare e le sensazioni di un altro mondo, così vicino e così lontano. Ti parlerò ancora della Tunisia e sento che le poche miglia che ci separano non possono essere più una buona scusa per rimanere lontani.