Rocce rosse, terra brulla cosparsa qua e là di aranceti e limoneti, ulivi e palme da dattero, il tepore del clima e dell’ospitalità, un’altra sponda dell’amato Mediterraneo. Partendo dall’entroterra riprendo il diario di viaggio in questo angolo di Spagna sconosciuta, a Murcia, dopo aver visitato l’omonima città. Regione quasi desertica ai confini d’Europa, vicina al Nord Africa e in qualche modo alla cultura orientale, ricca di influssi arabi ed ebrei, che per secoli l’hanno permeata, qui si trovano tracce antiche, che precedono l’Impero Romano, oltre gli albori di quella che chiamiamo storia. Il viaggio scorre nelle sue pianure riarse, tra colline e monti che nascondono tesori e storie antichissime.

El estrecho de la Agualeja, prima tappa di questo viaggio nella Spagna sconosciuta

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I canyon hanno il fascino del viaggio intimo, a contatto con le rocce, nel grembo di madre terra. Camminare tra alte pareti, nell’oscurità che di colpo viene illuminata dall’alto, accorgersi della forza della vita, di un albero che in un equilibrio impossibile ha trovato il modo di fiorire e crescere tra le rocce, ascoltare le voci attutite o una forma nuova di silenzio, magari il soffio di un vento, sono queste le ricchezze che offre un canyon. El estrecho de la Agualeja o Arboleja ad Aledo, è una conformazione geologica unica nella regione di Murcia, la mia prima tappa fuori dalla città, a contatto con un entroterra che nasconde tesori poco appariscenti e importanti, se comparati alle mete turistiche più famose, ma capaci di arricchire quel senso del viaggiare, fuori dall’ordinario.

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Stretto delle grotte o dell’Incarnazione

Un sabato mattina, tiepido e assolato, riprendo il viaggio in questa Spagna sconosciuta, andando per luoghi antichi. Con un piccolo gruppo di abitanti di Murcia ed una guida d’eccellenza, uno studioso e scrittore di Madrid, ci siamo trovati a Caravaca de la Cruz, dove poco lontano dal paese ho potuto mettere i piedi laddove sorgeva un tempio di Venere, su cui hanno poi costruito un monastero dedicato all’Incarnazione. Ed è curioso, perché scrivendo questo articolo ho scoperto che nell’antica Roma, da dove venivano gli edificatori del tempio, esisteva proprio una Venere Murcia e pare che proprio da questa manifestazione della dea dell’amore e della bellezza, legata alla sacra pianta del mirto, venga il nome dell’omonima città.
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Nel bosco di pini lì attorno, Sebastian, la nostra guida, ci racconta di come un tempo, le persone cercassero risposte nei sogni, dormendo spesso nel tempio della natura. Nel sogno appariva la divinità che mostrava loro la causa e la cura. Era la cosiddetta “incubazione”, un fenomeno diffuso in tutto il Mediterraneo e non solo. Si hanno tracce di questa esperienza dai forti richiami con le pratiche sciamaniche, in Sardegna, nei templi di Asclepio (il dio greco della medicina) nell’Asia Minore, a Creta e ovviamente nella Grecia continentale.
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Poco più in là, a pochi chilometri dal monastero-tempio, le storie si sono fatte ancora più antiche. Al di sopra un piccolo torrente, rara fonte di acqua in questa terra semi desertica, scorgiamo una caverna abitata dai tempi che precedettero l’arrivo del nome di Venere.
Saliamo tra le piante tipiche della macchia mediterranea, arbusti bassi e spinosi, mentre sotto di noi si allarga il paesaggio, colline e montagne fino all’orizzonte. Subito raggiungiamo l’entrata di un antro scuro, non a caso chiamato la Grotta Nera, dove si trova la più antica presenza di fuoco del Paleolitico europeo, fuoco che serviva a cucinare e scaldarsi, ma anche a venerare dei e dee simili a Venere. Poi vennero altri tempi e popolazioni, gli Iberi, antichi abitanti della Spagna, con la loro spiritualità, forse diversa, o molto probabilmente uguale.
Come disse un’amica greca: questa è la successione della divinità. Cambiano i nomi, i popoli e le forme di governo, rimangono le funzioni e la necessità di andare oltre quello che è apparente.
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Il tempio solare di Santomera

Il Mediterraneo è costellato di luoghi speciali, non solo per il suo clima mite e l’ospitalità dei suoi popoli. Sono spazi e tempi lontani dal turismo di massa, magari a pochi chilometri dal mare e dalle spiagge più famose. Non te ne accorgeresti nemmeno, se non per quel desiderio che spinge ogni viaggiatore e viaggiatrice ad andare un po’ più in là, a cercare oltre le apparenze.
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Al tramonto, tra le rocce rosse vicino a Santomera

A volte basta davvero poco: aprirsi all’inaspettato. Capita allora di incontrare le persone giuste che conoscono la terra in cui vivono, ricca di dettagli che diventano storie infinite. Sardegna, Grecia e Spagna, per quanto ho potuto vedere sinora, ospitano antichissimi luoghi di culto come il tempio solare di Santomera, poco lontano dalla città di Murcia.
In compagnia della mia guida lascio il piccolo paese, le piantagioni di limoni e tra le rocce brulle inizio a salire per un sentiero improvvisato, a volte invisibile, perché questa non è un’attrazione conosciuta, è un ritrovamento recente, che gli archeologi hanno appena iniziato a studiare.
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È stato chiamato “tempio solare” e pare appartenga al Calcolitico, anche chiamato “Età del Rame”, alla fine del Neolitico.
Quale fosse il suo senso, il suo scopo? Difficile dirlo dalla nostra prospettiva di esseri umani così moderni e così tecnici. Noi così privi di poesia e magia come possiamo giudicare chi viveva immerso nel sacro che permeava ogni cosa?
Forse, sapere non è così importante, se non esplorare viaggiando, per ricordare quel senso di meraviglia che raccontano queste rocce, scavate e modellate migliaia di anni fa.
Ti lascio con il video di Alfonso Simó, lo storico e appassionato del suo territorio che mi ha accompagnato a vedere il tempio solare di Murcia.

Messaggi di pietra, sul Monte Arabì

Un altro luogo speciale di questa visita nella Spagna sconosciuta, in terra di Murcia, un monte che ricorda il nome del mistico e poeta ibn al-‘Arabī, originario proprio di questi luoghi.
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Una delle grotte del Monte Arabì

Il sud Europa è un confine labile, dove le idee, le poesie e le visioni del mondo si incontrano da sempre. Come ho già scritto sopra – ma mi piace ripetere questo concetto in questa nostra epoca di divisioni e contrasti – qui fiorì una cultura unica, dove si mescolavano influenze arabe, ebree e cristiane.
Ma prima, molto prima che a parlare fosse un unico Dio, esistevano gli spiriti delle rocce, delle piante, gli dei e le dee del cielo e della terra.
E nel silenzio del pomeriggio di ottobre, io e la mia guida siamo quasi gli unici umani a camminare nel tepore di quella che qui è ancora l’estate, mentre la pianura sotto di noi ha la voce del vento, lontano dal mare, dalle città, da ogni distrazione.
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Entriamo in una caverna dalla volta imponente, che improvvisa si apre, come un occhio che dal cielo guarda le rocce, dove un albero solitario, come uno spirito guardiano, ci ricorda la forza della vita, che prospera ovunque. Seduti, laddove sedevano anche gli uomini e le donne di quella che chiamiamo preistoria, mangiamo un bocadillo, un panino, prima di proseguire verso altri messaggi di pietra.
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Incisioni rupestri del Monte Arabì

E i messaggi arrivano presto, a pochi minuti i cammino dalla grotta. Bisogna guardare con attenzione, altrimenti passerebbero inosservati, segni che paiono casuali, prodotti del vento e della pioggia, ed invece rivelano i gesti di mani umane, che seguendo intuizioni o scopi misteriosi li hanno tracciati migliaia di anni fa.
E noi, esseri umani del presente ci interroghiamo, con il piacere sottile del mistero che lascia aperta ogni possibilità. Chissà cosa succedeva in queste caverne? Chissà cosa rappresentavano queste antiche incisioni rupestri?
Le domande rimangono sospese tra il vento caldo che viene dalla pianura vicina, mentre accarezza le piante di rosmarino e timo selvatico.

Sempre il mare. Le spiagge selvagge di Calblanque

Ovunque vada ho sempre cercato il mare, anche quando mi trovai nel mezzo della foresta amazzonica, migliaia di chilometri dall’Oceano o dai Caraibi.
Il mare è il mio elemento. Il profumo salato, l’orizzonte infinito, il canto delle onde, sono un balsamo ed una cura, sempre.
In questa visita nella Spagna sconosciuta, non poteva mancare allora un’escursione in una costa selvaggia, tra le rocce e gli strapiombi, nell’eco dell’estate mediterranea che qui sembra non finire mai.
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Le nuvole velano il sole che pare onnipresente qui, vestono il cielo e la terra di un gioco di grigi e di ombre, che dona un tocco romantico a questa gita. La costa si allunga man mano che io e la mia ospite la percorriamo, piante selvatiche, sabbia e rocce frastagliate, come colate laviche appena emerse da una genesi vulcanica.
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A volte le nuvole e il cielo grigio restituiscono al mare una pace che le giornate di sole, quelle “caciarone”, piene di luce e rumore, non sono in grado di fare. Le nubi creano magie, fanno risaltare i contrasti, un gioco di colori tra le rocce e le acque agitate dal vento. Giornate come queste hanno il dono del silenzio.
Così noi camminiamo, salendo e scendendo lungo sentieri dove puoi trovare quarzi grezzi e pietre di ogni colore. In lontananza un porto, con il suo faro, a ricordarci che il mondo non è scomparso. Ma basta volgere lo sguardo alle falesie, alle onde che le abbracciano, all’orizzonte che potrebbe arrivare fino all’Italia. Basta respirare il mare e lasciare che i pensieri volino via, insieme ai gabbiani che seguono le correnti del vento.
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Arrivano gli ultimi gesti, sedersi un attimo, togliersi le scarpe e bagnarsi, sapendo che metà ottobre sarà magari l’ultima volta in quell’anno, salutare e ringraziare il mare, prima di ripartire.
E chissà, un giorno tornerò, per continuare ad esplorare e vivere questa Spagna sconosciuta che si ingrandirà ad ogni passo, ad ogni nuova storia, seguendo i cammini degli antichi, la danza degli astri e qualche voce che indica una via, per ritrovarsi.

Informazioni utili per visitare Murcia

Ci sono diversi aeroporti nelle vicinanze, io ho scelto quello di Alicante a circa quaranta minuti di macchina da Murcia.

Il clima è secco, poco piovoso e mite tutto l’anno, ad eccezione dell’estate dove le temperature possono essere molto alte.

Esiste un portale ufficiale che indica le possibilità turistiche della Regione di Murcia, dove si trovano anche i luoghi che ho visitato. Poi, come sempre, la mappa non è il territorio, bisogna quindi affidarsi a intuizioni, incontri “fortuiti” e suggestioni per trovare quello che bisogna incontrare.

Libri: c’è un libro che ho trovato a casa dei miei ospiti, un volume che mi ha incuriosito e che penso possa essere una buona guida per la Spagna sconosciuta e misteriosa: “Rutas sagradas : lugares míticos y mistéricos de España“.

Buona lettura e buon viaggio a Murcia, e ricordati, chi cerca trova.