L’ansia che precede qualcosa di nuovo è normale, è energia che sgorga dal nostro intimo per spingerci all’azione, per farci superare gli ostacoli. Non deve essere mai troppa ma è un indicatore che per lo meno siamo vivi e pronti ad uscire da noi stessi, dai nostri confini. Di ansia, prima di arrivare in Tirolo, in Austria, ne ho avuta parecchia, era la prima volta che venivo invitato ad un evento di rilevanza internazionale sul turismo. Il Social Travel Summit mi ha messo alla prova, perché mi ha mostrato quanto spesso credo di non meritarmi le cose, e quanto mi sbagli al riguardo.

Il viaggio non serve proprio a questo, a mostrarci noi stessi come attraverso il più puro dei cristalli, attraverso le strade del mondo? Lo ripeto spesso in queste pagine, perché credo che viaggiare non sia solo il piacere di una fuga in un fine settimana o di una vacanza in estate, è uno stimolo che ci spinge a cercare, una leva per scardinare i lucchetti con cui troppo spesso chiudiamo a chiave la nostra anima.

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Da qualche parte ci sono anch’io. Photo credits: Christian Lendl

Viaggiare per apprendere e per incontrare altre persone, altri professionisti è all’apparenza solo un “viaggio di lavoro”, invece racchiude la grande opportunità di aprire gabbie e di far uscire l’uccello meraviglioso che canta le melodie dei nostri intimi sogni, una fenice che non muore mai. Il Social Travel Summit a Kitzbühel mi ha offerto questa grande possibilità.

Se fossi uno scrittore attento alla cronaca ti racconterei passo dopo passo del mio arrivo, della mia sistemazione in un grande hotel di questa famosa località sciistica del Tirolo, delle conferenze, delle cene e delle feste di due giorni pieni di incontri, momenti di scambio e di umanità. Sarebbero solo dati e numeri, a me interessa invece parlarti di quello che ho vissuto. Per una descrizione più dettagliata ti invito a leggere (in inglese chiaramente) le parole di una blogger austriaca, Elena Paschinger, una persona molto creativa, da tenere sott’occhio.

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Un grande evento è quello dove c’è gran festa. Si narra che io abbia anche ballato una danza tirolese…Photo credits: Samuel Jeffery

Il Social Travel Summit che ho vissuto non può stare dentro a delle parole, a dei confini in fondo così abituali. Quei due giorni di settembre, che paiono settimane grazie alla loro intensità, sono stati un concentrato di energia, che ha preso la mia ansia iniziale, le mie sciocche ma naturali domande sul perché avessero invitato proprio me, e le ha sminuzzate, frullate e cucinate per farne qualcos’altro.

Mi sono bastate poche ore per sentirmi a casa, per non vergognarmi del mio inglese troppo italiano, per rendermi conto che di fronte avevo persone come me, magari più avanti nella strada della professione di blogger, ma pur sempre esseri umani, che si trovavano lì per confrontarsi e per imparare gli uni dagli altri.

Ho conosciuto viaggiatori da ogni parte dal mondo, dal Brasile, dall’India, dalla Francia e dal Sud Africa. Ho chiacchierato delle mie visioni di un turismo consapevole con agenzie di viaggio e destinazioni turistiche. Ho garbatamente fatto inture le potenzialità di un viaggiare diverso, che non è una cosa new age ma una grande opportunità di salute, di rispetto e di abbondanza.

Sono stato me stesso, il Luca che non è solo un blogger ma è un creativo che sogna forte, che ha una missione da compiere e non è qui solo per avere un consenso facile di cuoricini e like sui social media.

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Una tazza di caffè vale oro a volte. Photo credits: Samuel Jeffery

Tra una conferenza sulle motivazioni che ci spingono a viaggiare ed una tavola rotonda sulle crisi che stanno investendo il turismo (dal terrorismo ai cambi climatici), l’umanità del Social Travel Summit sbucava davanti ad una tazza di caffè o durante un aperitivo la sera. Le conferenze finivano per sfumare, quello che importava davvero era potersi parlare senza tanti ostacoli e fronzoli. E su questo, il mondo là fuori dall’Italia, ha molto da insegnarci. Bisogna essere fluidi e pronti al cambiamento, non è più tempo di sentire tante chiacchiere, non è più tempo di limiti alla crescita reale, blocchi che nascono solo da invidie e altre pochezze d’animo.

La dinamicità di un simile evento la sento ancora scorrere dentro mentre scrivo. Percepisco anche adesso l’atmosfera vibrante, in cui l’alto livello dei discorsi, seduti in una sala al mattino o con un bicchiere di vino in mano la sera, e la dimensione informale dei rapporti, si mescolano senza stridere e anzi, si amplificano e danno origine a qualcosa di nuovo.

Ecco, abbiamo bisogno di cose veramente nuove per creare lavori capaci di vivere il presente, per dare soddisfazioni a chi ogni giorno scrive pagine nuove non solo per avere visite in più nel proprio sito ma per poter seguire la strada delle proprie passioni. Al di là dell’esperienze di viaggio e dell’inglese lingua internazionale, la cosa in comune che avevamo tutti al Social Travel Summit era la volontà decisa di andare avanti in quel sentiero mai del tutto segnato e visibile che è una passione.

Io ho respirato a pieni polmoni questa energia, l’ho inghiottita senza timore di ingozzarmi e la sto ancora digerendo. Non mi ingrasserà, mi darà invece più stimoli per varcare le strade del mondo a testa alta. Perché sono arrivato esattamente dove sono grazie all’intimo merito delle mie capacità. Ti assicuro che queste piccole ma enormi parole, non avrei mai creduto di pronunciarle solo pochi anni fa.

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L’aria pura dei monti è un buon sostegno all’incontro e alla creatività

I ringraziamenti per questa grande opportunità non sarebbero mai abbastanza ma vanno nella lingua comune dell’affetto e della stima a tutti coloro che lo hanno reso possibile e a tutti i viandanti che ho incontrato. Non so dove sarà il prossimo Social Travel Summit, so che voglio coccolare questa energia e farla mia per portarla laddove serve, sicuramente in Mugello tra un mese, a Travel Mind.