Il mondo ci spinge sempre, la necessità di provvedere a noi stessi non permette deroghe e non è una novità, dobbiamo mangiare, vestirci,  dormire in luoghi riparati. Lo facciamo da sempre.

Forse, con le tecnologie attuali e un pizzico di saggezza, potresti avere più tempo per te stesso e dedicarti ad altri bisogni, come quello di stare vicino a chi ami, quello di viaggiare, di esprimere i tuoi talenti e di mantenerti in salute, perché si sa, questa viene prima di tutto.

In un mondo dei sogni – quelli fatti da sveglio, quindi realizzabili – l’autunno potrebbe diventare una stagione in cui si smette di correre e si rallenta. In fondo, la Natura sembra dirci proprio questo:

“Non vedi le foglie che cadono, l’erba di campo che avvizzisce, la luce che scende sempre più obliqua e si nasconde dietro i monti. Non vedi gli uccelli che migrano verso sud e quelli che restano sono matasse di piume che si muovono furtive e veloci tra le stoppie, mentre le nuvole sono così basse e gonfie di pioggia da toccare la terra?”

Tutto cambia, persino il cibo. Io che in estate divoro pomodori ed esalto il basilico, mettendone manciate ovunque, quando cambia la stagione avverto un mutamento anche nel mio appetito e allora vado in cerca di cibi cotti come di una coperta, con cui ripararmi dal freddo. Sembra un processo naturale ma ti assicuro che non è sempre stato così. Quando portavo a spasso il mio corpo e non mi occupavo di lui se non quando si ammalava, il cibo era uguale ad ogni stagione, i pomodori erano buoni anche in dicembre.

Ci vuole educazione per tornare a sentire se stessi. Ora cerco di mangiare non con la testa, che mi dice: “bisogna mangiare questo e quello perché fanno bene, l’ha detto quel dietista o quel guru dell’alimentazione naturale” (in tal senso, ti suggerisco la lettura di questo articolo, molto eloquente), ma lo faccio con lo stomaco, che sa di cosa ho bisogno. Un giorno spero di farlo anche con il cuore, che sa benissimo che se si è arrabbiati o tesi, è meglio tenere la bocca chiusa, sia per mangiare, sia per parlare.

 autunno, foliage, Pordenone, parco del seminario Pordenone, Friuli-Venezia Giulia, autunno

Ultime luci, nel cielo blu che sa di freddo

Tutto cambia, persino i viaggi. Io, che partirei dietro ogni treno o dietro la scia di ogni aereo, quando arriva l’autunno, quello vero, quello che vien buio alle 5 di sera e c’è brina al mattino, mi fermo, anche se non sono immobile, non ho più voglia di correre.

Una parte di me vorrebbe sforzare questi blocchi naturali e spingersi continuamente all’azione, tanto esistono le tecnologie: il riscaldamento, l’illuminazione elettrica, i vestiti pesanti…ma forse, la vera ecologia, non è continuare a fare le stesse cose, solo con un pizzico di bio in più, quanto adattarsi allo scorrere delle stagioni, seguirne il flusso, senza opporre resistenza, tornare ad essere parte del mondo.

I pomodori ed il basilico diventano una metafora del nostro essere qui, del nostro viaggio di ricerca: in inverno non ci servono più, la loro funzione rinfrescante l’hanno già svolta, ora è tempo di altra frutta e verdura, è il momento di un altro tempo, più lento e riflessivo, per covare sogni e progetti.

Un giorno non lontano il nostro viaggio ci porterà qui, a questo tempo senza tempo, privo di inutili ansie, privo di inutili corse, dove l’autunno sarà autunno e ci saranno meno mail, meno riunioni, meno novità ma più foglie secche su cui camminare, più mani da stringere sotto le coperte, più spazio per coltivare quello che serve veramente e che sboccerà in primavera.