Le vacanze sono il momento in cui si rallenta, almeno così dovrebbe essere. A volte invece facciamo di tutto per portare nel nostro “tempo libero” la stessa frenesia della vita ordinaria. Il viaggio diventa una rincorsa a coincidenze di aerei e altri mezzi, una fuga dal presente per sapere cosa fare e dove andare subito dopo, una sovrabbondanza di stimoli che è come un’indigestione per l’animo. Il mio invito oggi è invece quello di scendere dalla ruota, di allontanarsi dalle strade battute ed entrare in una valle della Toscana, per un momento di quiete in Casentino.

Lascia perdere la Toscana delle cartoline e di ciò che qualcuno ti ha detto che bisogna assolutamente vedere. Nessun “i 10 luoghi da visitare…“, nessun obbligo, se non quello di lasciarti andare in un territorio lontano dai circuiti turistici conosciuti, una zona ricca di persone che amano la loro terra e che la coccolano guardando avanti, verso reti di associazioni e di imprese, verso un’innovazione che parte dal cuore della tradizione e delle genti.

Ti ho già detto come la vita mi abbia portato qui in Casentino. Oggi ho voglia di iniziare a raccontarti delle persone e delle idee che ho incontrato e mi hanno accolto.

L’agricoltura del futuro in Casentino, Fattoria di Selvoli

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L’agricoltura del futuro è quella che già semina ora, speranza e visioni, nel presente

Una strada che non c’è, da seguire salendo, circondato da querce e osservati dagli occhi gialli delle ginestre, un cancello da aprire e poi un giovane sporco della sua terra, come può essere un’artista dei suoi colori, la Fattoria di Selvoli se ne sta sulle colline, in disparte, come una vedetta al di sopra del castello di Poppi e dell’intera valle. Non aspettarti un agriturismo eco-chique, qui si lavora duramente, l’azienda agricola sta muovendo ora i suoi primi passi. Se sei arrivato qui, è perché una parte di te è curiosa delle infinite possibilità che si aprono una volta che chiudi la porta al rumore della scienza ufficiale, che nella sua grandezza, spesso dimentica la magia delle piccole cose.

Johannes mi racconta con orgoglio quello che lui e la sua famiglia stanno costruendo e coltivando: un mulino per macinare i grani antichi dei terreni vicini, un laboratorio per la trasformazione dei frutti in succhi, gli appezzamenti che si intravvedono tra le siepi e le macchie di bosco. Dopo un’iniziale ritrosia – giusto per sondare il terreno e capire chi ha di fronte – inizia a parlarmi dell’agricoltura omeodinamica, l’insieme di tecniche che loro usano per aumentare la fertilità dei campi, per proteggere le piante dei parassiti, per dare vitalità alla terra.

Questo potrebbe essere un articolo a parte, uno sguardo su un modo di considerare l’azienda agricola, non solo come entità capace di generare profitto ma come organismo vivente, una finestra spalancata su qualcosa di completamente diverso da quello a cui siamo abituati, nuovo e allo stesso tempo antico. Ti lascio allora con una piccola intervista e spero con il desiderio di voler toccare con mano questo piccolo pezzo di terra, di salire su questi colli ed ascoltare le promesse di futuro di questa azienda.

Meditazione e spiritualità in Casentino, la pieve di Romena

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Respirare liberi, senza dogmi

Le Chiese in occidente sono spesso diventate dei luoghi vuoti, dove si va solo a veder affreschi e colonne, spazi di storia e arte che raramente conservano un’anima.

Sui colli di Pratovecchio, lungo una piccola strada che il cittadino abituato al rumore dei suoni e delle forme considererebbe appena, dimora un’antica chiesa romanica che ha più di 900 anni e che a me ricorda molto quelle incontrate nelle Marche quasi due anni fa.

Sono le chiese sobrie e “sagge” dei tempi antichi, spesso costruite in luoghi di particolare bellezza e a voler credere ad alcune voci, in punti carichi di una certa energia, lontane da quelle dell’epoca moderna, piene di stucchi e pitture ma spoglie dell’umile fede e della sapienza degli inizi.

La pieve di Romena non è però solo una bella chiesa antica in Casentino. E’ un luogo dello spirito, un momento di sosta durante il viaggio, un angolo dove poter ritirarsi dal rumore, per sedersi tra le sue solide mura o nell’edificio più moderno lì in parte, per meditare e pregare, senza aver un dio in particolare, ma solo la voglia di ritornare verso se stessi.

Anche qui ci vorrebbero più parole, ma come piegare alla logica del testo l’emozione di un luogo così profondo, dove non si avverte il dogma ma la fraternità di un convivio, dove la messa viene celebrata seduti o sdraiati per terra, dove le sale di meditazione sono più simili a quelle di un centro olistico che ad una canonica, dove la bellezza dei dettagli cammina affianco allo spirito.

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“Non un crocifisso ma il vuoto, il risorto, l’infinito. Unica eredità: l’oro nelle ferite.”

Il mio cammino oggi finisce qui. Il viaggio in Casentino invece è fatto ancora di altri passi, di altri incontri e non mi pareva giusto correre con le parole per raccontare di un territorio che va vissuto con lentezza. Ritornerò su questi sentieri, tra vecchi borghi che tornano a vivere, tra boschi antichi seguendo i versi di Dante.