“Puoi non vedere ancora nulla in superficie, ma sottoterra il fuoco già divampa.”

Y.B. Mangunwijaya

Storytelling, tutti lo vogliono, tutti lo cercano. In un’economia veloce ma a ben vedere stanca, che deve crescere sempre ma che non sa più bene come proporre l’enorme quantità di prodotti e servizi che crea, la narrazione sembra la chiave di volta, la scala da salire per il successo.

Storytelling è il video di massimo un minuto in cui emozionare con la rapidità di un orgasmo frettoloso, storytelling è la foto su Instagram in cui mi mostro felice in un campo di grano mentre do la mano ad un’invisibile compagna alle mie spalle. Storytelling è qualcosa di più antico dei bit su cui si agitano queste righe.

La narrazione è antica come le parole che escono dalle nostre bocche, prima ancora che le potessimo chiamare linguaggio, sono i disegni sulle caverne dei deserti, sono i geroglifici nelle tombe della Valle dei Re, sono pergamene miniate in abbazie scosse dai fragori dell’Oceano sulle coste irlandesi. La narrazione è una rivoluzione che non esiste in natura.

 GROTTA-FOGGINI-Egitto, pittura rupestre, Erodoto108

Pitture rupestri della Grotta Foggini, nel deserto egiziano. Foto di Luciano Pieri, dal sito di viaggi Erodoto108

Ora leggi queste parole e le dai per scontate. Forse hai dimenticato la difficoltà che richiede mettere assieme suoni e dare loro una forma che abbia un significato per chi ti ascolta. Se non lo ricordi, guarda un bambino piccolo che cerca di raccontarti un gioco. Già che ci sei, gioca anche con lui ad inventare mondi ed avventure.

La narrazione è infatti un’invenzione che non trovi tra i rami di un bosco che stormisce nel vento d’autunno, non la trovi specchiandoti in un lago alpino dopo una lunga camminata. La narrazione è un gioco, molto serio, con cui costruiamo la finzione della realtà.

Non essendo capaci di costruire una storia, i Neanderthal, anche se numerosi, non potevano cooperare efficacemente, né potevano adattare il loro comportamento sociale a situazioni che cambiavano continuamente.

Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dèi.

Questo studioso israeliano, scoperto per caso grazie a dei filosofi e narratori d’eccezione, Andrea Colamedici e Maura Gangitano, ad Ecofuturo, parla di ordine immaginato, un costrutto artificiale con cui gli esseri umani sono stati in grado di costituire tribù, città-stato, regni ed imperi. La condivisione di simboli comuni, arbitrari ma sentiti come reali, grazie ad un racconto del mondo il cui significato permette di dare ordine al caos dell’esistenza, ha consentito agli esseri umani, i Sapiens però, non agli altri umani come i Neanderthal, di arrivare qui, con parole che si muovono nello schermo di un telefono o di un computer.

È bello come questo messaggio che va in profondità, nel valore della narrazione, nella sua capacità di creare mondi, sia giunto insieme ad un’altra lettura estiva, al bordo di un torrente del Friuli, in fuga dal caldo preoccupante di un clima che muta e che diventa urgenza da affrontare, a cui lo storytelling può dare il suo contributo.

Tramonti di Sotto, Meduna, Val tramontina, Friuli

Fiume Meduna, Val Tramontana, Friuli

Il potere della parola, quasi tratto dal vento che scendeva dalle Prealpi Carniche, emerge chiaro e limpido come le acque del fiume friulano, grazie all’opera di Carlo Sgorlon. “Gli dèi torneranno” – ed è curioso come anche in questo libro ritorni la parola “dèi”, quasi a ricordare che la parola scritta e la sua saggezza sono doni di un’intelligenza più grande di quella del singolo individuo, Thot per gli Egiziani, Ermes per i Greci, Quetzalcoatl per gli Aztechi, Sarasvati per gli induisti – è un inno alla capacità della narrazione di dare voce a chi non ce l’ha.

La narrazione è infatti dono e responsabilità. Non a caso Omero è cieco, così come il profeta Tiresia o come Odino, che in cambio della saggezza perde un occhio. Bisogna avere infatti la capacità di non guardare questa realtà, quella così pragmatica e monotona in cui sui si ripetono sempre gli stessi gesti e le stesse parole, ma di andare oltre.

Le storie raccolte e condivise sono per Sgorlon un soffiare continuo per mantenere viva la fiamma del mito, lo strato profondo della realtà, il bacino comune a tutti gli individui, dove si forgia e si costruisce la nostra umanità. Ben diverso dal senso che diamo noi ora a questa parola, sorta di menzogna che sottrae fiducia e speranza alla vita che possiamo vivere assieme.

Quando lo storytelling si presta all’inganno, quando promette e non mantiene, o peggio ancora, quando come un oscuro signore dei racconti usa il proprio potere per metterci gli uni contro gli altri, è necessario che chi può racconti in modo diverso. Attenzione, non serve alzare la voce, serve renderla ancora più morbida, più profonda e più forte, affinché le storie indichino nuove direzioni.

Le letture estive sono state un richiamo per me. Sono state come un amico che ti ascolta e non ti da consigli ma sa porti le domande giuste. Qual’è il mio ruolo, quale il mio compito? 

campanile, forcella val montanaia, dolomiti friulane, Friuli

Campanile di Val Montanaia, Dolomiti friulane

Con il libro in mano, di fronte ai sassi del fiume, nell’ombra delle sue piante o dopo una camminata tra le Dolomiti friulane, seduto sulla panca di un rifugio, non ho avuto una risposta unica e decisiva, ma ho avvertito che la narrazione è molto più che delle belle parole, sono passi che si sommano, che si fanno storie ed indicano una via d’uscita.

Spesso ci lamentiamo delle brutte notizie, di quelle false, del marketing dell’incredibile. Basterebbe distogliere gli occhi, cercare il profumo di ciò che da nutrimento. Non dico coalizzarci, perché non servirà più essere una vasta percentuale informe spalmata su dei fogli – quello è il vecchio mondo che suo malgrado produce disinformazione -, ma almeno aver fame di ciò che è buono, per dargli valore e farlo crescere.

Un mio post di qualche anno fa, sempre attuale

Lo storytelling è molto più che vendere. Sarebbe un’offesa agli anonimi poeti delle grotte, dei geroglifici, dei manoscritti e di tutti i bardi ciechi della Storia. Lo storytelling è l’opportunità di costruire un nuovo ordine, che possa ripristinare l’equilibrio, perduto in una corsa che non ha direzione e significato. Lo storytelling è creazione, come indica la parola poesia in greco antico. 

Da che parte vuoi stare, raccontare per raccontartela o narrare, per immaginare un nuovo mondo, assieme?