C’era e non c’era una volta un monastero in una terra tra le terre dove viveva un monaco che aveva un grande dono, quello di dipingere. C’erano molti pittori nel regno dove si trovava quel monastero, mani dotate di grande tecnica e abilità, sicuramente migliori di quella del monaco. Egli non aveva studiato presso le botteghe dei grandi maestri del suo tempo, non dipingeva scene di guerra, di vittoria, di trionfo, incoronazioni o grandiose opere dell’uomo. Egli disegnava semplici fiori con un tratto modesto, capace di evocare però grandi emozioni. 

Mentre stava dipingendo un fiore di papavero appena apertosi, sotto i raggi del primo sole della primavera, udì bussare alla sua cella. Un monaco anziano con il viso pieno di tensione e le mani che non stavano ferme gli disse che nel regno la situazione stava peggiorando di giorno in giorno. Una pestilenza che pareva lontana come una nuvola scura sopra i monti era diventata tempesta, e con essa era precipitata a valle, nelle strade del mondo, la carestia.

Nessuno sapeva come fermare l’una e l’altra. Il regno era nel panico e la verità di ogni giorno aveva iniziato a vacillare. Tutto era confusione. Il monaco superiore indisse quel giorno una riunione per poter affrontare la situazione.

Riuniti nella sala principale c’erano i monaci anziani, i novizi e anche gli asceti che vivevano in ritiro in grotte e capanne da molto tempo. Le parole furono poche, perché poco si poteva dire. Fu chiesto a qualcuno di loro di uscire dal monastero per capire cosa stesse succedendo e poter così decidere come sostenere il popolo.Tutti erano timorosi di varcare la soglia che divideva il monastero dal mondo di fuori. Lo erano da sempre ma in quel momento più che mai. Il monaco pittore fece un passo avanti e si mise al servizio.

Prima di partire il monaco superiore lo invitò a parlare insieme a lui, passeggiando per il chiostro del monastero. Mentre percorrevano in cerchio quello spazio di grande quiete e meditazione, il monaco anziano e saggio lo mise al corrente dei suoi pensieri.

“Quelli che viviamo sono tempi di tribolazione. E tempi peggiori ci aspettano. Lo studio dei testi sacri e i miei sogni mi inducono a credere che non ne usciremo presto. La cosa peggiore è che scorgo un disegno oscuro dietro questi accadimenti. Il maligno sta tramando per rubare ancora più anime.”

Il monaco pittore teneva in grande considerazione il suo superiore. Per lui non era solo il reggente del monastero, ma un maestro, un essere umano che attraverso la meditazione, la preghiera, lo studio e il lavoro, aveva raggiunto una grande consapevolezza. Sentire queste sue parole lo fece cadere nella tristezza e nella preoccupazione.

Eppure, dentro di lui, una voce sussurrava un’altra storia, flebile, quasi sorda, ma capace di dargli forza. Incupito dalle parole del superiore varcò la soglia del monastero e partì per il mondo.

Poco dopo il monastero v’era una piccola cittadina, dove la gente era sparita dalle strade, portando con sé nelle case i bambini e gli animali. Lì viveva un filosofo, un esperto conoscitore della natura, un ingegno non comune a cui molti facevano affidamento. Fu da lui che si diresse senza indugio il monaco pittore. Chiuso nella sua bella e ricca casa, attorniato da servitori, il filosofo lo accolse cupo nel volto e irrequieto nei gesti.

“Brutti tempi quelli in cui viviamo monaco! Non c’è più spazio per i tuoi fiori ma solo per i morti e i sofferenti, per le famiglie che versano in povertà e che domani saranno ancora più misere. Questi eventi sono destinati a durare a lungo, portando ancora più morte e distruzione.” Il monaco ascoltava con rispetto le parole del filosofo, mentre la disperazione di questo bussava forte alla porta del suo cuore. Egli non aprì e senza replicare accettò l’invito a fermarsi lì per la notte.

Il mattino successivo si rimise in cammino, cercando di non fissare i balconi e le porte chiuse, ma di contemplare la bellezza del silenzio della città, senza più strilli, senza mercati e proclami, mentre i fiori della primavera intonavano liberi il loro canto. 

Verso sera giunse ad un grande porto. Laddove molte barche arrivavano ogni giorno da tutte le direzioni, con i loro carichi di stoffe, metalli, pietre e storie, v’era l’immobilità delle navi che ondeggiavano stanche addossate alle banchine.

In quella città viveva un esploratore che sapeva disegnare le mappe di quasi tutti i paesi del mondo. Il monaco si diresse spedito verso la sua bella casa. Il viaggiatore fissava il porto da una finestra, mentre riempiva spesso un bicchiere del forte vino della costa. La sua voce era triste e ubriaca.

“I commerci e i viaggi sono fermi. Lo saranno per molto molto tempo. Anche se la pestilenza dovesse passare presto, le conseguenze saranno tremende. Non ci sarà più voglia di partire, di scoprire nuove rotte.”

Il monaco ascoltava con rispetto le parole dell’esploratore, mentre una cupa tristezza lo voleva abbracciare, promettendogli una facile consolazione. Egli rifiutò con garbo quel ben misero sostegno e decise di cercare una locanda dove dormire la notte.

Il mattino, prima di uscire dalla città, lasciò che il suo sguardo vagasse tra le onde, oltre il volo dei gabbiani, nel profumo della salsedine, verso l’orizzonte, che mai aveva visto così libero. Lontano ormai dal porto e dalle mura cittadine il monaco si sedette su una roccia, con un occhio verso il mare ed uno verso le parole degli ultimi giorni. Quelle del suo maestro, di un grande filosofo e di un celebre esploratore erano state scure come una notte senza stelle, taglienti come una lama che ferisce, pesanti come frane che precipitano dai monti.

Il monaco cercò la quiete del mare, il silenzio del vento e la pace del panorama attorno a lui, estrasse un foglio e una matita dalla sua sacca e si mise a dipingere. Passò poco o molto tempo a disegnare, chi può dirlo, ma quando terminò, la sua mano era ferma ed un sorriso era apparso nel suo viso. Il suo cuore era libero dell’eco delle paura degli altri e la sua mente era calma come il mare, dove solo piccole onde ne increspavano la superficie.

Aveva trovato una soluzione, aveva capito come poter dare sostegno alle persone.

Foto di copertina: Creativeness Joyful