C’era e non c’era una volta un mondo impazzito, dove gli dei si erano nascosti e parlavano solo ai cuori di pochi uomini e donne.
Le persone correvano, il tempo correva, persino lo spazio correva e tutto era più vicino. Ma nessuno sapeva dove stava andando.
C’erano grandi, immense, città come questa, dove milioni di esseri umani vivevano l’uno affianco all’altro e in una di queste nacque una bambina di nome Eva.
Quando si è piccoli non si conoscono le parole degli adulti, non si comprendono le loro mezze verità. I bambini ascoltano il vento, leggono i fili d’erba, scorgono cose che gli adulti non vogliono più vedere.

Eva crebbe e imparò a leggere. Un giorno, grazie a quella cosa che i grandi non sanno decifrare, il caso, la bambina si imbattè in una strana lettura, che raccontava del futuro:

“Quando la Terra sarà devastata e gli animali staranno morendo, giungerà sulla terra una nuova tribù di popoli di ogni colore, cultura e fede, e questi, attraverso le loro opere e le loro azioni, renderanno di nuovo verde la Terra.
Essi saranno la tribù dei Guerrieri dell’Arcobaleno”

Chi sono questi guerrieri arcobaleno? Lo chiese ai suoi genitori ma gli dissero che erano dei personaggi dei cartoni animati. Lo chiese alle maestre di scuola ma erano troppo impegnate a correggere i compiti.

Eva crebbe ancora e diventò adulta. Abbandonò i giochi divertenti e iniziò quelli seri e strani dei grandi. Erano tanti quei giochi, essere forte sempre per difendersi dagli altri, sapere più degli altri, essere più bella degli altri, correre più degli altri, guadagnare più degli altri. Erano tutti giochi in cui si doveva arrivare primi.

Ma per quanto si sforzasse Eva non riusciva mai ad arrivare prima. Solo una volta vi riuscì, ma le parve che non fosse abbastanza, che il traguardo fosse sempre più lontano, irraggiungibile.

Le sere, quando era sola, nel suo appartamento, tra i milioni di appartamenti dell’immensa città, guardava le poche stelle che era possibile scorgere nel cielo sempre illuminato e le scendeva una lacrima.

Intanto, attorno a lei, tutto correva e correva e correva. Era un turbine senza fine e senza inizio. Le stagioni correvano e spesso inciampavano le une sulle altre, nevicando in primavera, facendo caldo d’estate quando invece era autunno. Gli esseri umani correvano arrivando da lontano, sempre più lontano. Le parole correvano e anch’esse inciampavano, ingarbugliandosi, finché non si distinguevano più.

Ma venne un giorno, un giorno di fine inverno e di inizio primavera, quando comparve qualcosa di nuovo, completamente inatteso. Veniva dall’Oriente dissero. Era silenzioso, non parlava e si mescolava tra la gente. Era invisibile ma il suo passaggio si notava.

Dapprima gli abitanti dell’immensa città risero, poi i sorrisi si piegarono all’ingiù, poi la folle corsa iniziò a rallentare. Mai si era vista una cosa del genere! Le scuole, le macchine volanti e quelle striscianti, le fabbriche di ogni cosa, tutto rallentò fino a fermarsi. E dopo tantissimo tempo, apparve il silenzio. Ma con esso arrivò un veleno antico, quello della paura.

Mentre sembrava tutto impazzire Eva si ricordò di quello che aveva letto quando lei si poteva fermare e, nel silenzio della sua stanza, immaginare altri mondi e universi. Si ricordò dei Guerrieri dell’Arcobaleno e capì.

Mentre il veleno della paura stava contagiando il mondo, più pericoloso dei veleni che gli adulti avevano creato per arrivare sempre primi, mentre stava contagiando anche il suo cuore, Eva capì.

Prima che gli artigli del nemico le stringessero il cuore, prima di soffocare nell’ansia e nella disperazione, Eva capì.
Attorno danzava il caos. Attorno finiva tutto. Attorno cambiava tutto, ma Eva capì.

E tanti come Eva capirono.

Foto di copertina: arcobaleno nelle Alpi, su Unsplash