(Da un vecchio post, in un vecchio blog…sempre attuale)

Ci sono giorni in cui bisogna scrivere, per non lasciare che la poesia sfugga tra le mani, che il senso di meraviglia o di dolore che si trova al centro del petto sfumi nelle ansie del quotidiano.

Blogger, media content manager, storyteller…scrittore sembra quasi un termine antico, di un mondo di penne sporche d’inchiostro e fogli sparsi, dove la diffusione delle idee era difficile, dove le mani che sfogliavano carta erano poche. Le forme cambiano ma raramente la sostanza. L’essere umano è sempre qui a cercare di trasmutare la sofferenza, di liberare le sue infinite energie per una grande opera di cui spesso si scorgono solo deboli barlumi. Sono sempre qui gli occhi che sin dall’alba cercano di scandagliare il mondo per coglierne i mutamenti, le bocche che li raccontano in un passa parola sconfinato. Sono sempre qui le mani che compongono e tentano di dare forma alle storie infinite di ogni giorno. E sono sempre qui le lettere, le solite lettere, che possono essere combinate in milioni di modi per creare universi.

Forse, quello che manca, è la voglia di meravigliarsi, di raccontarlo. Forse mancano i cantastorie della poesia, che come un fiore nell’asfalto si ostina a germogliare o i lettori di fiabe, perché siamo tutti troppo presi a dire “non è possibile” “non ci credo“. Forse, ma nelle pieghe del mondo aspro di cemento, bit e chiacchiere proliferano semi inquieti, febbrili si animano nuove specie pioniere che attendono un raggio di sole, il sorriso del passante per prosperare e creare un nuovo bosco incantato.