Il treno scivola in una pianura colorata dalla primavera che ha preso subito i toni dell’estate, i vigneti già gonfi di foglie, i colli della Pedemontana colmi di quel verde non ancora maturo ma già ricco di promesse.

Sto andando a Milano, ospite di una gentile persona conosciuta grazie ad un libro. Domani mattina partirò per Creta, isola del Sud, che sconfina nel mito e nel sogno. La vita è strana, a volte gentile nelle sue risposte, come in questo caso. Qualche settimana fa stavo proprio pensando di andare in questo ultimo lembo di Europa con la mia compagna. Questo viaggio diventa così un regalo ad un desiderio.

Prima di varcare il confine con la regione Veneto, prima di prendere in mano telefono e macchina fotografica, la memoria si ferma e torna indietro, va verso il confine con l’Austria.

Bandiera Friuli, Rifugio Lambertenghi-Romanin, Carnia

Bandiera del Friuli, Rifugio Lambertenghi-Romanin. Foto di Valentina Cipolat Mis

La mente avvolta in una sensazione di quiete lascia la pianura e si inoltra in un territorio antico, custodito da montagne primordiali ed echi di leggende di un passato remoto. La Carnia è ai margini del Friuli, vicinissima al Cadore e al Nord, da cui arrivavano popoli e mercanzie.

Collina, Forni Avoltri, Carnia, Friuli

Una strada trai boschi, Collina, Forni Avoltri.

Un territorio che appare chiuso in sé stesso tra fitti boschi e montagne, nel silenzio di piccoli villaggi che sembrano osservarti con la placida saggezza del gatto. La Carnia è uno spazio dove lasciare a valle le cose che non servono, per camminare in qualche sentiero senza meta, aspettando la sera per avvicinarsi ad una stufa ad olle, mentre attorno a sé si sente parlare una lingua un po’ dura, ammorbidita da un bicchiere di birra o da un sorso di grappa aromatizzata da qualche erba del luogo.

Il suono delle musiche che porto con me, il piano ipnotico e suadente, lasciano da parte i fiori di sambuco che corrono ai lati dei binari, i rossi papaveri che macchiano la pianura e mi portano verso una collina dove sfumato appare lo scorcio di una valle. Nel sentiero che va in alto, verso le cime avvolte dalla foschia, mi fermo e mi sembra di non essere solo. Forse, qualcuno mi sta osservando, uno sbilf, un folletto dei boschi, che si diverte a prendere in giro gli umani, questi intrusi così poco rispettosi.

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