C’è modo e modo di lavorare, a volte troppo incollato ad uno schermo, seduto ad una sedia, arrivando a fine giornata con una serie di tensioni che chiedono di lasciare l’eccesso di elettricità. A volte invece, capita di salire oltre la pianura verso i monti dietro casa, di stare in piedi per ore, di chiacchierare con persone piene di messaggi positivi e di fare tardi, in una dimensione senza tempo. Il FESTinVAL, è semplicemente questo a chi mi chiede cos’è: un’isola felice, dove un mondo diverso e migliore si fa possibile, a suon di danze, di incontri e di scambi senza bisogno di secondi fini.

A differenza dell’edizione del 2016, in cui non sapevo cosa aspettarmi e avevo il timore di sentirmi fuori luogo, questa volta non vedevo l’ora di lasciare la pianura, di attraversare piccoli paesi, costeggiando un lago, fino a Tramonti di Sotto. Da alcuni anni, questo borgo di montagna ha smesso di rassegnarsi all’abbandono ed è diventato capace di richiamare persone, progetti e sogni che in estate lo popolano fino a tardi, parlando diverse lingue.

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Cortili e vicoli che si decorano, che accolgono

Il FESTinVAL, festival di musica popolare che non si racchiude in queste poche parole, è diventato il fulcro di questo rinnovamento, accendendo la mezza estate con i suoni di fisarmoniche, tamburelli, ghironde e clarinetti, fino alle prime luci dell’alba. Per chi non conoscesse il Friuli-Venezia Giulia e forse nemmeno il Nord Italia, sa che poter suonare in una piazza oltre le undici di sera senza proteste e multe, è qualcosa di eccezionale.

Questo evento, che difficilmente si riduce a questa parola a volte troppo sintetica e asettica, è un’eccezionale esplosione di energia, che però non consuma come i tanti festival che si lasciano dietro strascichi di immondizia, di bottiglie o di polemiche.

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Stare assieme, dolcemente tra i monti

Qui non ci sono ubriachi molesti, consumi di alcol e altre sostanze che spesso finiscono per spegnere la coscienza, qui il desiderio vitale non si sopprime ma si alimenta di danze e musiche. Qui non c’è consumo vorace di plastica e vetro, perché i volontari che ormai da 5 anni gestiscono con rigore e simpatia le cucine, gli alloggi, gli spazi dei laboratori e tanto altro, hanno una forte coscienza ecologica e così il FESTinVAL fa parte delle ecofeste del Friuli-Venezia Giulia.

Qui non si viene per restare 5 giorni e poi andarsene, magari recando nel fondo di sé una scintilla di vita che si fa ricordo. Il FESTinVAL vive tutto l’anno, nella rete reale di ballerini folk che attraversa l’Italia e l’Europa, che si da appuntamento nei campi di Venezia o ad un altro festival, in Val d’Aosta; nel sostegno ai musicisti che vengono invitati a concerti ed eventi durante l’anno, com’è successo all’Orquestrina Trama, giovane band della Catalogna, ormai ospite fissa a Tramonti di Sotto; vive nelle proposte di sinergia ed unione, che pare legherà questo paese del Friuli con Castelfidardo nelle Marche, cittadina famosa in tutto il mondo per la produzione di fisarmoniche e di cui mi parlò per la prima volta un barbiere a Manaus, in Brasile.

Il tema di questa quinta edizione è stato “Storie d’acqua e di sassi”, per ricordare due elementi primari che danno vita al territorio della Val Tramontina, plasmandola nel profondo della terra e delle comunità, scorrendo nella valle in forma di fiume, il Meduna, donando mestieri legati alla pietra che emigrarono in mezzo mondo, raccontando leggende di creature come le Agane, esseri dell’acqua e di un mondo diverso, meno distratto e rapace, connesso ai cicli della Natura, misterioso solo per chi ha perso la voglia di vedere un po’ più in là.

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L’arte della pietra e le immagini del lago di Redona

Il FESTinVAL parla ogni anno della terra che lo ospita, evoca il lato poetico della vita – e non potrebbe fare altro, un festival dedicato alla musica! -, riconosce i legami con la tradizione, ricordandoci che un tempo non tanto passato, non si ballava da soli, come si fa ora, che la musica era suonata dal vivo e che le sue sottili ma forti vibrazioni toccano i cuori e permettono un miracolo, che oggi si va cercando di ricostruire, quello di smettere d’essere singoli separati, ma di diventare uno con gli altri.

Il successo del balfolk, della musica tradizonale, la sua riscoperta e diffusione nelle piazze d’Europa, il successo del FESTinVAl è in questo desiderio di comunità, non chiusa e ostile, che tanti vogliono costruire oggi, cercando nemici spesso immaginari, ma quella del futuro, che dialoga nel mondo, grazie anche al linguaggio universale della musica.

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Suoni di Grecia, Persia, Maghreb, Friuli. Safar Mazì, band storica del festival

Io torno qui per questo, anche se le parole mi vengono da seduto, su una sedia. Io torno perché questi significati di positività si respirano a pieni polmoni nei vicoli e nei cortili di Tramonti di Sotto, torno perché il desiderio di stare bene in compagnia è più forte di tutto e voglio coltivarlo, perché, non serve nemmeno dirlo.

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Il vorticare gioioso della danza in cui si dimentica del mondo

Il FESTinVAL non è un festival solo per chi sa ballare, è qualcosa di più, che merita un viaggio in Friuli, una forma di turismo consapevole, perché in pochi giorni qui, oltre a nutrirsi della bellezza dei luoghi, ci si può nutrire di qualcosa di ancora più prezioso, la bellezza degli esseri umani, quando sono in pace, smettendo di essere l’uno contro l’altro armati di paura, e si aprono grazie all’arte.