…la vita della maggior parte delle persone si fonda sulla presunzione di poter vivere fino alla vecchiaia. Con l’illusione di avere molto tempo davanti a sé, la loro vita manca di urgenza e di intensità….i pensieri vengono annebbiati dalle immagini degli avvenimenti futuri e le azioni e le emozioni del momento vengono posposte indefinitivamente. Il guerriero invece deve accettare, nel profondo del cuore, che un giorno morirà e che quel giorno potrebbe essere oggi. I più grandi combattenti vivono come una freccia, non come un bersaglio. La freccia vola nello spazio in maniera netta, veloce e dritta; è viva e si muove, ha una direzione e un punto terminale, ma intanto si libra nell’aria. Il bersaglio sta semplicemente fermo, in attesa che accada qualcosa.

Brian Bates, La via del Wyrd

Settembre è un mese di riflessioni, di indugi, di malinconie per l’estate che finisce, del vuoto che si apre dopo il pieno dell’estate. E come mi ha insegnato un luogo stupendo, la Fraternità di Romena in Casentino, è nelle crepe che si trova ciò che è prezioso come l’oro.

Appena sveglio, dopo aver respirato consapevolmente, per centrami, come cerco di fare ogni mattina da anni, ho caricato nella mia pagina Facebook  una mia foto, una di quelle memorie che per me appartengono ad un lontano passato.

Avevo bisogno di uscire allo scoperto, di non nascondermi sempre dietro a questo schermo, che riflette di me un’immagine sempre positiva e allegra. Eppure, io soffro, di fronte a questo mondo che va al contrario, di fronte a me stesso, alle mie debolezze, alle mie paure, che a volte mi trattengono dall’essere il guerriero indomito che sogno di essere.

Le paure di un viaggio sono tante, ma l’unica che dovremmo avere è quella di non vivere

Così ha detto Carlo Taglia, anche conosciuto come Vagamondo, durante una partecipata e attentissima serata organizzata da Pordenone Viaggia. Svuotatasi la sala, salutato calorosamente da Carlo e da Alberto Cancian, che ha fortemente voluto questo evento, sono rimasto con delle emozioni che mi vorticavano nel petto, come correnti del mare che s’agitano attorno ad un’isola.

È un grande evento quello che apre delle porte, che mette in dubbio le piccole o grandi certezze a cui ci aggrappiamo. Non è sbagliato averle, a patto che ci sostengano, ci facciano sentire davvero bene, che non siano scuse.

Io non saprei vivere senza le crisi, le onde alte e possenti che ti sbattono in faccia il mare che s’agita dentro di me. Non saprei vivere senza le domande che aprono porte, perché è da lì che entra la luce, non nelle granitiche sicurezze che sigillano la vita.

Luca Vivan, Rio delle Amazzoni, Amazonas, Sateré-Mawé, indios

Un viso ed una mente stanca in mezzo alla gioia di tanti bambini. Dovremmo imparare sempre da loro.

Non potrei amare il viaggio, se non avessi dentro l’irrequietezza che mi costringe a spingermi oltre. Nei miei vent’anni credevo servisse attraversare l’Oceano e vivere da solo a Manaus, in Amazzonia, o vagando di fattoria in fattoria, in Australia. Credevo, non so come, che nel viaggio fisico avrei trovato risposte. Ho trovato invece ancora più dubbi e ho sofferto ancora di più. Non ero in vacanza, stavo affrontando delle prove, anche se non lo sapevo.

Sono dovuto naufragare, soffrire di una forte depressione (che non è la tristezza che coglie tutti noi mortali), rialzarmi senza un soldo in tasca ed iniziare a viaggiare in un altro modo, con il cuore.

Se mi chiedi dove io sia oggi, non saprei dirtelo, non è il Friuli ma è una condizione di continuo mutamento che mi porta a lottare e non demordere così facilmente come facevo un tempo. Ho ancora le mie ombre, i lati che non mi piacciono, che mi irrigidiscono e offendono anche gli altri. Sono un essere umano, anche se l’etereo mondo del web distorce o amplifica.

Del mio dolore cerco di fare un tesoro, delle sconfitte dei punti d’appoggio, del dubbio una ricerca costante della bellezza e della giustizia che scorgo nelle mie ferite e in quelle del mondo. Per questo ho fatto del viaggio un lavoro, per questo scrivo di un viaggiare che possa portarci più lontano di una meta esotica, per questo costruisco viaggi che possano dare le possibilità di scorgere questi lidi remoti, in realtà così vicini, anche agli altri.

Sta mattina mi sono svegliato chiedendomi tante cose, cercando tante risposte, tra cui una, alla mia eterna inquietudine. Un’anima gentile accanto a me mi ha ricordato che se non sto viaggiando per il mondo come vorrei è perché ho deciso di farlo con il cuore. Rialzarsi dopo grandi cadute e voler bene alla vita nonostante tutto quello che ho passato, è un viaggio più intenso di ogni nave, aereo e anche navicella che possa mai prendere.