Luca Vivan, blogger, turismo consapevole, digital detox, viaggio

Oggi sono ad una delle più importanti fiere del turismo in Italia, più precisamente, sto seguendo quello che accade nella sua parte dedicata ai blogger, il TBDI.

Parlare di turismo da qualche anno significa far scorre parole ed immagini su schermi grandi e piccoli, accedere ai social media e utilizzare applicazioni per telefoni e tablet. Per chi lavora nel mondo dei viaggi, come noi blogger, significa essere sempre (o quasi) connessi ad una rete internet, per promuovere aziende e territori o per promuoversi come professionisti.

Il web è l’ambiente in cui lavoro, uno spazio dove recupero e diffondo informazioni in linea con i miei valori, uno strumento che mi permette di conoscere persone speciali, di incontrare collaboratori, artisti, idee e sogni. Ogni tanto però, ho bisogno di staccare la spina e andare nella natura per ritrovare ispirazione, per dedicarmi a me stesso.

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Oltre metà della popolazione mondiale vive in contesti urbani, sovraesposta a stimoli visivi, luminosi e sonori, sempre meno vicina ad alberi, rocce e corsi d’acqua.  La natura diventa allora una necessità, per ritrovare qualcosa di indefinibile che si è perso.

Può esistere un turismo che intercetti questo bisogno? Io credo che il viaggiare del prossimo futuro debba proprio rispondere a chi vuole recuperare una dimensione di silenzio, pace ed armonia.

In un’intervista di più di un anno fa, Alessio Carciofi diceva che il vero lusso sarà proprio il silenzio. Serviranno destinazioni turistiche sempre più capaci di accogliere persone sensibili ad un significato della salute che va al di là dell’alimentazione, luoghi in grado di rigenerare corpo e anima.

Proprio in questi giorni ho letto il libro di Alessio sul digital detox, la cosiddetta disintossicazione dall’iper connessione alla rete informatica. E’ un testo pratico ed essenziale, che si rivolge a quanti perdono tempo prezioso dietro alle notifiche  dei social media o alla lettura delle e-mail, a quanti sentono le proprie energie fisiche e mentali prosciugate dalla continua esposizione agli schermi dei propri telefoni “intelligenti”. E’ un piccolo saggio fatto di studi e ricerche, di dati e statistiche, che non è solo time management, ma parla al cuore delle persone, intossicate da troppo ansia da connessione, a tutti coloro che cercano nuove strade da percorrere, magari in mezzo agli alberi, in un parco o ancora meglio, in un bosco.

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Quello che mi piace di questo libro è che si intreccia con i miei valori: l’ecologia intesa come rapporto di scambio benefico tra esseri umani e luoghi naturali; la salute come qualcosa che ha che fare con le nostre emozioni e i nostri pensieri; il viaggio come una sorta di pellegrinaggio postmoderno, dove le persone si postano soprattutto per ritrovarsi.

Per questo te ne ho voluto parlare, proprio oggi che sono ad una fiera del turismo, tra app, social media e strategie di marketing digitale. Negli interstizi di un mondo incantato, e incatenato, dalla tecnologie sbocciano nuovi fiori, si sprigionano essenze di destinazioni, di viaggi, fatti per staccare da quello che non serve, per cercare ciò di cui veramente abbiamo bisogno.